A causa del maltempo, la ripresa delle operazioni fu ritardata di circa un mese. La nuova battaglia, iniziata il 15 marzo 1944, riguardò soltanto l’area di cassino e coinvolse un numero limitato di truppe. E’ definita dagli storici come la battaglia inutile.
In aderenza al piano di Freyberg, l’assalto della fanteria fu preceduto da un altro spaventoso bombardamento:455 aerei lanciarono 992 tonnellate di bombe su Cassino e i paracadutisti tedeschi che in essa erano asserragliati.
Dopo le squadriglie aere, anche l’artiglieria aprì il fuoco e solo fino alla sera del 15 marzo questa sparò 195.969 granate.
Cassino fu completamente devastata.
Secondo una stima successiva, ciascuno dei 2-300 difensori della città ricevette circa quattro tonnellate di esplosivo; nonostante ciò i paracadutisti tedeschi sopravvissero in gran numero sfruttando i rifugi sotterranei e una grande caverna ai piedi di Monte Cassino.
I crateri delle bombe e le macerie cambiarono l’aspetto dei luoghi e la mobilità sul terreno fu ridotta notevolmente.
Appena terminato il bombardamento aereo la fanteria mosse in avanti. La 2a Divisione Neozelandese aveva il compito di occupare le macerie della città partendo da nord. Dopo l’occupazione del castello di Rocca Janula i battaglioni della 4a Divisione Indiana dovevano arrampicarsi fino all’abbazia ed espugnarla.
I neozelandesi combatterono duramente contro una inaspettata resistenza tedesca. I carri armati attaccanti furono bloccati dalle macerie e poterono dare solo un appoggio limitato alla fanteria. Nonostante tutte le difficoltà e le pesanti perdite, dopo tre giorni di combattimento i neozelandesi avevano raggiunto e occupato il castello di Rocca Janula e la stazione ferroviaria di Cassino. Ma il nocciolo duro dei paracadutisti tedeschi resisteva contro ogni assalto nella zona dell’hotel Continental, ai piedi di Monte Cassino.
A causa delle macerie, gli scontri si frazionarono a livello di compagnia. I neozelandesi dovevano combattere per occupare singole stanze degli edifici demoliti, mentre i tedeschi avevano ampie possibilità di occultamento e quindi di tendere imboscate al nemico.
I combattimenti nell’abitato di Cassino durarono fino al 24 marzo 1944, poi i neozelandesi furono costretti a sospendere gli attacchi: contro le aspettative di Freyberg, i tedeschi avevano retto l’urto.
Nel frattempo, le truppe indiane vissero una particolare odissea nel tentativo di occupare l’Abbazia.
Il piano prevedeva di raggiungere una serie di obbiettivi disseminati lungo la montagna fino alla cima di Monte Cassino.
Nelle notti e nei giorni seguenti gli indiani occuparono la prima delle due curve a gomito, quella a Quota 165, ma nonostante i ripetuti assalti non riuscirono a mettere piede in modo stabile sulla seconda curva, quella di Quota 236. Mentre avvenivano questi attacchi, nel corso di due notti un intero battaglione di Gurkha riuscì ad aggirare l’ostacolo e ad occupare la collina del Boia, Quota 435.
Si era creata una situazione paradossale: i Gurkha erano prossimi all’obbiettivo finale, ma erano isolati. I rinforzi dovevano arrivare dal castello, ma non potevano muoversi in forze perché i tedeschi controllavano ancora la curva di quota 236.
Il Generale Heidrich, comandante della 1a Divisione Paracadutisti, si rese conto della crisi nel dispositivo della divisione indiana e ordinò un contrattacco verso il castello di Rocca Janula.
All’alba del 19 marzo 1944 un battaglione di paracadutisti scese dall’Abbazia e, passando dalla curva di Quota 236, assalì il castello. Fu una battaglia in stile medievale: gli attaccanti raggiunsero le mura e tentarono di scalarle o di demolirle con l’esplosivo. Dall’interno, la guarnigione formata in massima parte da soldati di un battaglione inglese si difese disperatamente.
I paracadutisti attaccarono inutilmente il castello diverse volte, anche con forze provenienti dalla città, furono decimati, ma mandarono in aria i piani alleati per quel giorno. Infatti il battaglione inglese della guarnigione aveva appena iniziato a inviare le sue truppe in rinforzo ai Gurka sulla collina del Boia per poi assalire l’abbazia, ma fu decimato e l’attacco verso l’abbazia fu annullato.
L’ultimo atto in quella difficile giornata del 19 marzo si consumò tra le colline a nord dell’abbazia. Gli alleati avevano progettato un attacco con i carri armati da effettuarsi in contemporanea all’assalto della fanteria Gurkha e inglese dalla collina del Boia verso l’abbazia. Poiché, come abbiamo visto, quest’ultimo assalto non si verificò mai, sarebbe stato sensato annullare anche l’azione con i carri armati. Ma per quei fatali disguidi che si verificano spesso in guerra, nessuno informò i carristi ed essi si avviarono al loro destino.
La formazione corazzata era composta da squadroni indiani, neozelandesi e americani per un totale di 47 veicoli cingolati. I tedeschi rimasero esterrefatti nel veder spuntare dal nulla quei cerri armati, ritenevano impossibile il loro impiego tra le montagne, ma presto si accorsero che gli attaccanti erano sprovvisti di fanteria di appoggio. Così i paracadutisti tedeschi misero in atto le tattiche di attacco ravvicinato ai veicoli corazzati e la battaglia fu durissima. Per alcune ore i carri armati attaccarono Masseria Albaneta, una grande fattoria che costituiva un forte caposaldo tedesco. Alcuni mezzi si diressero verso l’abbazia, ma furono distrutti o danneggiati.
Quando l’attacco fu sospeso, 22 carri armati alleati erano stati distrutti o danneggiati e abbandonati.
La Terza Battaglia di Cassino era conclusa e il fronte si stabilizzò per quasi due mesi. Gli Alleati riorganizzarono il loro assetto e ricevettero rinforzi, erano inoltre in attesa della bella stagione per sfruttare la superiorità numerica dei carri armati su terreno compatto.
Anche i tedeschi si riorganizzarono, ma non ricevettero rinforzi.
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Livio Cavallaro
Autore dei seguenti volumi: Cassino 1944 – Le battaglie per la Linea Gustav, Mursia Editore, 2004. Assalto a Massria Albaneta – Cassino 19 marzo 1944, Mattioli 1885 Editore, 2018. Assalto a Cassino – La stazione, il castello, la collina, Mursia Editore 2024.