La sera dell’11 maggio il fronte era tranquillo più che mai, poi alle 23.00 sulle linee tedesche si scatenò un diluvio di fuoco ad opera di quasi mille cannoni alleati. Il terrificante bombardamento durò più di un’ora e si estese da Cassino fino al Mar Tirreno. Era l’inizio della quarta e ultima battaglia per la Linea Gustav.
La poderosa offensiva alleata fu intrapresa da quattro corpi d’armata che attaccarono contemporaneamente su tutto il fronte.
Il settore tirrenico fu affidato al II Corpo Americano che ora comprendeva due divisioni appena giunte dagli Stati Uniti, l’85a e l’88a. Più all’interno, sui Monti Aurunci, fu schierato il Corpo di Spedizione Francese che da due era passato a quattro divisioni. La valle del Liri, come sempre il punto focale dell’operazione, era competenza del XIII Corpo Britannico, su tre divisioni. Al II Corpo Polacco, da poco giunto in Italia, fu assegnato il settore più difficile, quello di Monte Cassino.
Durante il primo giorno dell’offensiva, tutti e quattro i corpi d’armata ottennero limitati successi e subirono forti perdite, in particolare i polacchi. Nei giorni seguenti la situazione si volse a vantaggio degli Alleati. Lo sfondamento della Linea Gusta avvenne ad opera dei reparti coloniali del Corpo di Spedizione Francese che il 13 maggio occuparono Monte Maio, spaccando in due la linea tedesca. Kesserling e il suo stato maggiore furono colti di sorpresa: nessuno si aspettava un forte attacco nell’aspro settore dei Monti Aurinci. In verità, neanche gli Alleati se lo aspettavano, essi puntavano tutto sulla valle del Liri dove il XIII Corpo era riuscito a superare il Fiume Gari, ma incontrava una notevole resistenza.
I difensori poterono inviare solo limitati rinforzi verso la prima linea: le condizioni meteorologie favorevoli permettevano ai cacciabombardieri alleati di intercettare le colonne di veicoli tedeschi e di colpirle duramente. Tuttavia, nel quadro generalmente favorevole che andava delineandosi per gli Alleati vi era una macchia d’ombra: Monte Cassino. Il II Corpo Polacco del Generale Anders, che attaccarono con due divisioni le medesime colline assalite nelle battaglie precedenti, ebbero perdite disastrose. Il loro secondo grande attacco fu effettuato nella notte tra il 17 e il 18 maggio, proprio quando i paracadutisti di Heidrich avevano ricevuto l’ordine di ripiegamento. Ma il coriaceo generale paracadutista rispose che la sua divisione si sarebbe ritirata solo con un ordine di Hitler in persona; in aggiunta i suoi uomini dovevano prima respingere l’attacco polacco in corso. Così, all’alba del 18 maggio, dopo che Kesserling aveva convinto Heidrich a ritirarsi e dopo che i polacchi erano stati fermati, i paracadutisti abbandonarono Cassino e l’abbazia di Montecassino.
I polacchi ebbero l’amara consolazione di occupare, non di conquistare, il sacro edificio solo dopo che i difensori se ne erano andati.
Al termine delle battaglie per la Linea Gustav la guerra proseguì il suo corso verso la testa di sbarco di Anzio, raggiunta il 25 maggio e Roma, raggiunta la sera del 4 giugno 1944.
I quattro mesi di lotta intorno a Cassino erano costati ai tedeschi circa 80.000 tra morti feriti e dispersi, agli Alleati circa 105.000 perdite complessive. Nessuno ha mai calcolato il numero delle numerose vittime tra i civili italiani.
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Livio Cavallaro
Autore dei seguenti volumi: Cassino 1944 – Le battaglie per la Linea Gustav, Mursia Editore, 2004. Assalto a Massria Albaneta – Cassino 19 marzo 1944, Mattioli 1885 Editore, 2018. Assalto a Cassino – La stazione, il castello, la collina, Mursia Editore 2024.